Questa mostra è il risultato di una profonda esperienza umana, tra la danza e il mio essere uomo, perché per me la fotografia non può che essere questo.
Nasce da un breve viaggio avvenuto a Palermo agli inizi di Agosto 2016, in occasione dello spettacolo Waiting for Raver – Bolero, messo in scena dal Corpo di Ballo del Teatro Massimo, fortemente voluto da Marco Bellone, coordinatore artistico dello stesso assieme ad coreografi ospiti Diego Tortelli, Valerio Longo, Anna Manes e Fabrizio Monteverde.
La danza è prima di ogni altra cosa, per me almeno, un fatto umano.
L'espressione di una parte di noi stessi attraverso il linguaggio più diretto che l'uomo possa esprimere, il gesto fisico, in esso il nostro essere persona. Quando questo avviene nell'unità allora lo scopo è ancora più prezioso, nei tre giorni vissuti a Palermo ho sentito questo.
Quello che è successo a Palermo in occasione di questa serata, è stata una cosa molto forte, sicuramente a cui non si è abituati nell'ambito degli enti lirici. Marco Bellone ha cercato di portare lo spirito di una compagnia di danza, dove si crea tutti insieme, in mezzo alle difficoltà di ogni tipo, raggiungendo un risultato come quello verificatosi al Teatro di Verdura strapieno in una serata corale il giovedi 4 agosto 2016.
Così la mostra vuole essere un punto di riflessione su gesto e sulla coralità perché per me è questo il significato di essere li come narratore: volgere lo sguardo nella direzione dell'umano.
Perché allora Plasma, che riprende uno solo tra i titoli delle opere messe in scena! Perché è attorno a questa coreografia che il mio viaggio è nato: attorno all'amicizia.
Per me la danza, il creare, è anche questo.
Da questo nasce il nuovo.
Attorno a questo ho visto prendere vita gli altri importanti lavori coreografici di Diego Tortelli, Anna Manes e Fabrizio Monteverde.
Ho conosciuto nuovi danzatori che hanno arricchito il mio sentire.
Raccontare attraverso la forza del gesto, attraverso la tensione fisica.
Portare dentro di se un momento di crescita artistica e umana, assieme alla riconoscenza per Valerio che dedica e offre agli altri una parte di se nel suo essere uomo e artista e lo ha fatto con me.
La mostra presenta una serie di fotografie e due proiezioni video; un video che raccoglie una buona parte del materiale raccolto in questi 3 giorni proprio per trasmettere il senso di coralità attraverso anche alcuni ritratti fuori scena dei danzatori, un secondo fatto di appunti sul lavoro in sala prove tra Valerio Longo e Alessandro Cascioli nella preparazione dell'assolo.