Dai primi anni 2000 ho iniziato ad occuparmi di fotografia di danza ed è li che ho trovato, con il passare degli anni, la mia realtà più personale, al punto di arrivare a frequentare dei corsi di teatro danza e di arrivare ad avere collaborazioni con danzatori professionisti di grande livello. Dal 2014 ho iniziato ad occuparmi di video e nell’ambito della danza ho trovato ancora di più la mia dimensione artistica.
La fotografia è uno strumento narrativo potentissimo. Nell’ambito professionale come in quello creativo. L’attenzione all’aspetto estetico ed al contempo ‘significante’ è certamente una guida nel mio lavoro di soggetto ‘visionario’. La fotografia nelle sue diverse declinazioni resta per me un astrarsi da tutto quello che non vive in quello spazio in formato 3x2. E’ importante comprendere allora quali elementi della realtà coinvolgere in quello spazio.
L’attività video si sviluppa in diversi ambiti, da quello teatrale a quello ‘industriale’. L’occhio sempre attento alla cura dell’immagine, dettata dai molti anni di fotografia. Un lavoro basato, quando le condizioni lo rendono possibile, sul concetto che il video deve parlare da se e l’occhio deve essere accompagnato ‘per mano’, alla scoperta delle immagini in movimento.
I laboratori di fotografia sono dedicati a tutti coloro che desiderano avvicinarsi all’utilizzo della fotografia come mezzo di narrazione dell’azione scenica in ambito teatrale e coreutico e delle emozioni che in noi prendono forma.
Affrontare il palco stando sul palco, prima di tutto. Questo implica una visione personale a cui dare forma col tempo e con la passione; questo implica, a mio parere, essere parte senziente di quel momento, prima di ogni altra cosa.
Se si escludono le prime esperienze sino ai primi anni 2000, il resto della mia attività sul fronte delle esposizioni è stato interamente dedicato alla danza. Sin dall’inizio ho sentito la necessità di concepire la fotografia di danza come vera e propria fotografia che fosse assolutamente consona ai luoghi espositivi. Onestamente all’inizio era evidente come non fosse considerata al pari di altri generi, per lo meno negli strati più bassi dell’ambiente fotografico.
Accolta nell’ambiente della danza ma ‘snobbata’ altrove.
Col passare degli anni ci si accorge che la fotografa e il video divengono il proprio linguaggio per parlare al mondo. Non è una posizione presuntuosa ma di coscienza sincera di se stessi.
Allora inizi dentro te stesso a creare immagini per poi trasformarle in realtà oppure guardi la realtà attraverso uno sguardo che va oltre la ‘visione’. Non è un’azione cosciente, lo fai e basta.
Speri di poter comunque ricreare qualcosa che possa essere profondamente tuo.