Edera Coworking and more, MODENA 14 gennaio - 14 febbraio 2017
Che cosa resiste? Ciò che resiste è il desiderio...
Jaques Lacan
Il desiderio non si nutre di oggetti ma di segni.
Massimo Recalcati
Desideri. Segni. Tracce del proprio essere o del proprio vissuto che orientano la vita con il loro impulso e, per naturale vocazione, vogliono manifestarsi. E forse non esiste veicolo più diretto ed espressivo di un corpo che danza per lasciare affiorare ciò che ci abita.
La performance ritratta dal servizio fotografico di Luca Di Bartolo è il risultato di un percorso iniziato ad agosto 2015 e concluso a maggio 2016. Una lunga immersione nel desiderio che si è svolta in più fasi.
Nella prima, ‘La forza del desiderio”, elaborata in occasione del festival Apassoduomo, ci si è concentrati sulla specificità del desiderio e la sua estrema soggettività, in particolare facendo riferimento all’omonimo libro di Massimo Recalcati.
Durante la seconda tappa, ‘Battiti’, si è affrontato l’argomento attraverso il linguaggio della danza contemporanea e la ricerca sul ritmo percussivo.
Nell’ultima fase, ‘Desideri’, il linguaggio del teatrodanza ha fatto da guida con particolare riferimento alle immagini proposte dal libro di Recalcati ‘Ritratti del desiderio’, lasciando che anche le suggestioni del linguaggio cinematografico ispirassero il lavoro di composizione coreografica.
Le immagini di Luca di Bartolo, realizzate durante lo spettacolo finale nato site-specific per la Sala Rosa del Cinema Settebello di Rimini, offrono con sguardo profondo ritratti, dettagli e atmosfere di una performance che va oltre il semplice linguaggio del corpo.
Ogni ritratto diventa così un’immersione, quasi un doppio ritratto – del corpo che danza, del desiderio che affiora. Il risultato è un vero e proprio affacciarsi su qualcosa di profondo che l’occhio attento del fotografo ha fissato con maestria tecnica e, soprattutto, grande sensibilità di sguardo.
Fotografare la danza significa per me entrare in contatto con chi di fronte a me sta in quel momento mettendo in scena una parte si se; con il teatro danza questo diviene ancora più 'reale', proprio perché buona parte di ciò che avviene nasce in modo personale dal proprio vissuto.
L'impressione è veramente dunque quella di entrare nell'intimo della persona. Nel momento stesso in cui quell'attimo diventa fotografia, allora è possibile che il soggetto ritratto ritrovi in essa una parte di questo suo 'sentire'.
La libertà espressiva del teatro danza permette a chi desidera esplorare le proprie emozioni di muoversi entro un ampio grado di libertà che poi viene incanalato e diretto verso un discorso comune e organico.
E' affascinante osservare come le 'visioni' personali possano dialogare con quelle altrui e assumere una forza espressiva più compiuta e ricca.